Chi canta prega due volte (Sant’Agostino) - Il servizio al coro

Da quando avevo 8 anni, nella mia parrocchia di origine, ho sempre cantato, prima nel coro dei bambini e poi nel coro degli adulti, solo perché a me piace cantare e mi piace pregare cantando, quindi senza avere pretese, anzi con un po’ di fobia del microfono.  Così anche qui, a Stra, appena ho potuto, compatibilmente con gli impegni famigliari, mi sono inserita nel servizio di animazione liturgica del coro. All’inizio eravamo un bel gruppo, è stata l’occasione per conoscere persone nuove e per coltivare amicizie. Poi, un po’ alla volta, il nostro coro è andato assottigliandosi: per vari motivi, molti hanno lasciato il gruppo. Spesso mi sono chiesta “perché?” Per l’impegno che richiede? Per mancanza di gratificazione personale? Perché non siamo accoglienti? Insieme alle altre donne che, come me, credono in questo servizio, abbiamo cercato di vedere quali possono essere le motivazioni, senza però riuscire a dare delle risposte che potessero invertire la rotta.

Come tutti i servizi, richiede un po’ di impegno per prepararsi, per non lasciare tutto all’improvvisazione, soprattutto nelle celebrazioni solenni, ma quando ci incontriamo sono anche momenti di allegria e di condivisione.

Personalmente vivo con amarezza questa situazione, perché è un servizio bello e gioioso: la musica e il canto danno gioia. E la frase di S. Agostino “chi canta prega due volte” è ciò che mi spinge a non mollare e mi dà l’entusiasmo per fare del canto la mia preghiera.
Inoltre, per me, essere coinvolta nel coro (per qualcun altro può l’essere operatore caritas, lettore durante le celebrazioni, catechista, …), è essere parte attiva di una comunità, sentirsi appartenente, non fare lo spettatore. Penso che la comunità non sia un’entità astratta, ma sia un insieme di persone che condividono, si impegnano, si adoperano per farla crescere e in cui i singoli individui a loro volta hanno la possibilità di crescere, nella condivisione, mettendo a servizio i propri talenti (tutti ne abbiamo, anche se non li vediamo). Quindi, con la partecipazione di tutti, potremo rendere veramente questa nostra comunità più viva.
Vi lascio con una domanda: Chi di noi non ha manifestato delusione di fronte ad una celebrazione non animata (coro, ministranti, lettori), mentre ha partecipato con più trasporto in una celebrazione ben animata? Pensateci …
E concludo rivolgendo un appello a quanti, uomini, donne, ragazzi hanno voglia di contribuire a rendere le nostre celebrazioni sempre più belle. Con spirito di amicizia noi del coro vi accogliamo a braccia aperte.
Ritornando alla frase di S. Agostino che dà il titolo a questo trafiletto: cantare è pregare due volte + desiderio di pregare = partecipazione al coro J.

Nicoletta


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