C'era una volta... Una fiaba per crescere

PROGETTO DIDATTICO ANNO SCOLASTICO 2019/ 2020

Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi (M. Proust)

Le favole non dicono ai bambini che i draghi esistono, perché i bambini lo sanno già. Le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti (G.K.Chesterton)

 

Quest’anno ci proponiamo di realizzare un percorso educativo – didattico che si avvale di un filo conduttore basato sul mondo della fiaba e della favola. La fiaba rappresenta un momento pedagogico importante, perché fa riemergere il mondo interiore del bambino e lo aiuta a trovare un significato alla vita. Come afferma G. Rodari “ Io credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire ad educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo”.

Le fiabe si trovano in perfetta armonia con il pensiero del bambino e con la sua mentalità. Come ha mostrato Piaget, fino all’età della pubertà, il pensiero dei bambini è animistico. In altre parole il bambino presume che tutti i suoi rapporti con il mondo inanimato siano sovrapponibili a quelli del mondo animato, come se le cose, gli oggetti potessero sentire e agire proprio come persone umane: il vento può parlare, la porta sulla quale ha sbattuto la testa va punita perché le sue intenzioni erano volutamente malvagie etc.

Esse iniziano solitamente in modo realistico : una madre dice a sua figlia di andare da sola a trovare la nonna, come in Cappuccetto rosso; due coniugi molto poveri non sono in grado di sfamare i loro figli, è il caso di Hansel e Gretel; un pescatore non riesce a prendere neanche un pesce nella sua rete , come nella favola del pesciolino d’oro. Quindi una storia inizia con una situazione reale ma problematica. Un bambino posto di fronte a problemi quotidiani è in questo modo stimolato a comprendere il come e perché di tali situazioni e  a cercare soluzioni. La fiaba parte quindi da un inizio semplice e banale verso eventi fantastici che seguono il senso della storia che non viene perso. Dopo aver fatto viaggiare il bambino in un mondo meraviglioso, la storia lo riconduce infine alla realtà in modo molto rassicurante; Il bambino ha bisogno di sapere che l’eroe alla fine torna alla realtà, una realtà felice ma priva di magia.

Come sostiene G. Petter, l’ascolto di una fiaba diventa per il bambino un’esperienza completa poiché coinvolge diversi livelli di stimolazione. Influisce sullo sviluppo cognitivo, del lessico, di osservazione, memoria, pensiero e immaginazione. Incide sullo sviluppo degli aspetti emotivi, facilita la scoperta di emozioni: la fiaba diventa un luogo sicuro dove poter vivere angosce e preoccupazioni poiché esiste per il bambino la certezza che tutto è racchiuso in un luogo astratto e sospeso senza tempo, lontano dal quotidiano e che ha un inizio ed una fine. L’uso delle fiabe dunque riporta ad un apprendimento attivo, in grado di stimolare il senso critico e di aprire la mente all’accoglienza di tutte le discipline.
Il momento della fiaba o favola diviene, inoltre, un tempo di interazione vissuto con il genitore o l’adulto. Chi legge o racconta assume un ruolo molto importante: verrà vissuto dal bambino come un adulto disponibile e presente, che manifesta affetto e pazienza. Il tempo della narrazione diventa un momento di condivisione che promuove il nascere di domande, riflessioni, fantasie e immagini che , attraverso il confronto con l’adulto accrescono la fiducia del bambino in se stesso, la capacità di superare piccole paure, insicurezze e conflitti.

Infine la fiaba lascia traccia di un’esperienza fondamentale per la crescita : il sentirsi accuditi ed accolti.

 

Piaget J. La rappresentazione del mondo nel fanciullo , ed.Boringhieri

Petter G. Fiabe si, fiabe no? Rivista psicologia contemporanea n.202 luglio / agosto 2007


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