F… come fermarsi - Una riflessione sulla frenesia

Ogni giorno ci viene chiesto di correre, da quando ci svegliamo a quando andiamo a dormire. Non c’è nessuno in particolare che ce lo richiede, ma ormai rientra nel sistema di vita di cui facciamo parte. E’ importante rendercene conto.

Anche il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi riconosce che c’è un’onda lunga di disagi e disturbi psicologici che durerà anni, e interessa quote crescenti della popolazione. Per questo è stato istituito, presso il Ministero della Salute, il Tavolo sul benessere psicologico individuale e collettivo.

A tre anni dall’inizio della pandemia, siamo ancora immersi in una vita freneticamente caotica e caoticamente frenetica. Nonostante un blocco quasi totale (da marzo a maggio del 2020), abbiamo solo apparentemente rallentato la frenesia della socialità, perché abbiamo accelerato i ritmi di quella virtuale.

Quel che è certo  è che, ad oggi, la pandemia e l’approccio per fermare e contenere il virus ha fatto fermare forzatamente tante attività umane come quelle economiche, portando molti a riflessioni e domande esistenziali. Una di queste è: perché abbiamo corso e perché, soprattutto, abbiamo ripreso a correre?

Le motivazioni e le risposte potrebbero essere innumerevoli, e non è questa la sede per affrontarle tutte. Possiamo però riflettere su un’azione apparentemente banale, di cui forse siamo per scontate alcune valenze: il  fermarsi.

I latini, con il termine “firmare”, indicavano “rendere stabile” qualcosa che stabile non è. Se poi il verbo diventa riflessivo, allora “fermarsi” diventa “rendere stabile sé stesso”, interrompendo ciò che si sta compiendo, facendo una sospensione, una pausa. Per cosa? Per quale motivo?

Potrebbe essere per darsi del tempo, condividere, trovare nuove parole e nuovi sentimenti. Può significare stare fermi con sé stessi e in ascolto di sé stessi. La stragrande maggioranza delle persone sta vivendo un momento di grande sensibilità e confusione, difficile persino da ammettere. C’è che non riesce ad alzarsi da situazioni pesanti anche emotivamente e psicologicamente, o pensa di non farcela in quanto si sente solo, e nella testa ha un grande desiderio e aspettative di normalità che il mondo gli rimanda.

Fermarsi. Magari anche con l’aiuto di persone competenti, può permettere di ascoltarsi e ammettere le proprie difficoltà. E può servire sia a vedere le proprie risorse personali, sia a guardarsi intorno per trovare nel mondo gli elementi per una solida base di ripartenza.

Difficile. Certo, e non priva di incognite: ma è necessario far questo lavoro, altrimenti non si saprà mai da che parte andare per ritrovare un giusto equilibrio.

Armando


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