Il dono della fede - Una storia che mi raggiunge qui e ora

"Il Signore disse ad Abram:  «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò! Farò di te una grande nazione e ti benedirò ... e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra». Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore..."

L'episodio della vocazione di Abramo, raccontato dalla "Genesi", è stato scelto dal vescovo Claudio come traccia per l'anno pastorale 2022 e, soprattutto, brano-guida per il Sinodo diocesano, un'iniziativa straordinaria per riflettere su quale "visione" debba guidare il cammino della Chiesa di Padova nel tempo attuale.

a storia di Abramo ci ispira ad essere Chiesa "in uscita" (secondo la famosa espressione di papa Francesco), comunità cristiana che, fidandosi della Parola di Dio, non ha paura di mettersi in cammino. Vorrei però soffermarmi in particolar modo sulla promessa che il Signore rivolge al patriarca: "In te si diranno benedette tutte le famiglie della terra". A partire dalla risposta fiduciosa di Abramo, Dio ci promette un rapporto d'amore, una storia di amicizia tra Lui e tutta l'umanità: storia che è giunta fino a noi, fino a me e a te, qui e ora.

Purtroppo occorre prendere drammaticamente atto che, oggi, non è più scontata la trasmissione del dono della fede tra una generazione e l'altra, e si assiste alla generale difficoltà di vivere e comunicare il proprio credere sia a livello personale che comunitario. La questione si pone in maniera più evidente quando si ha a che fare con la gioventù, che o per disinteresse, o per esplicito rifiuto, in molti casi non vuole avere a che fare con la Chiesa e il cristianesimo, benché spesso comportamenti ed espressioni del mondo giovanile ci dimostrino come, in fondo al cuore, abiti una specie di "nostalgia" di Bene, Amore ed Infinito che ci parla di Dio (dico tutto questo essendo anch'io un giovane...).

La sfida di vivere e testimoniare la fede deve provocare innanzitutto il mondo degli "adulti", sono loro per primi (siamo noi... come "giovane adulto", non me ne voglio tirare fuori) chiamati a prendersi carico di una testimonianza credibile e matura della bellezza cristiana di fronte a un mondo che, in generale, fatica a credere.
Penso che, in questo senso, la strada da percorrere sia quella di un serio approfondimento della relazione con il Signore, nell'intimo del proprio cuore, con tutto l'impegno della propria anima e intelligenza, personalmente e insieme ai fratelli e alle sorelle delle comunità a cui apparteniamo. La festa del Natale è occasione privilegiata di memoriale e di ri-scoperta del dono prezioso che abbiamo ricevuto: la compagnia fedele, amichevole, amorosa di Dio all'uomo. Nel Natale di Gesù (e poi, nella Pasqua, rivissuta ogni domenica durante l'Eucaristia) contempliamo il compimento della promessa di Dio ad Abramo "e alla sua discendenza per sempre" (come canta Maria nel "Magnificat"), da cui questi brevi pensieri hanno preso le mosse…

Ecco una risposta credibile all'aspirazione al Bene, al Bello e all'Eterno, che ogni uomo e donna, giovane e meno giovane, desidera (magari anche "soffocati" dalle preoccupazioni, dai pensieri e dalle distrazioni) nel profondo di sé. 

Filippo
 


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