Qualche parola ai lettori… e non solo

La mia riflessione è un invito, già condiviso nella riunione del Consiglio Pastorale, a dare uno sguardo al gruppo Lettori, non certo per puntare il dito contro qualcuno, ma per riconoscere la fatica della fedeltà e del rinnovamento.

Siamo convinti della bontà e della necessità del servizio che svolgiamo. Resta comunque, il disagio e, diciamolo pure, l'amarezza di constatare che l'età media dei Lettori tende ad innalzarsi sempre più e, a fronte di qualche lodevole eccezione, nel gruppo vorremmo che ci fossero anche i giovani.

Se avessimo più persone impegnate nell'avvicendarsi nelle varie celebrazioni liturgiche, sono convinto che anche le assemblee dei fedeli ne trarrebbero vantaggio.

Il Gruppo di Animazione Liturgica (lettori della Parola, ma non solo!) non si esaurisce soltanto disegnando la figura del Lettore; deve, invece, confrontarsi e collaborare in sinergia di forze e di intenti con le altre realtà ministeriali della Parrocchia, principalmente canto e catechesi. Trovo abbastanza incomprensibile che si faccia fatica a mettere insieme forze diverse, concentrate per una partecipazione attiva  delle liturgie domenicali e festive.

Sono certo che se lavoreremo uniti, anche le liturgie saranno di sicuro più vive. Sarà perciò necessario programmare incontri aperti a questi servizi in modo da concordare al meglio le varie celebrazioni  eucaristiche, soprattutto nei  momenti particolari e significativi dell'anno liturgico (Natale, Triduo pasquale, ecc.).

Una cosa importante mi preme fare presente: essere Lettori non significa fare volontariato puro e semplice, cioè pensare che il Lettore sia colui che va a leggere all'ambone; ma significa esercitare un vero e proprio ministero ecclesiale. Non per niente, fino al Concilio Vaticano II°, il Lettorato faceva parte dei cosiddetti Ordini Minori che venivano conferiti ai seminaristi candidati al sacerdozio.

Il recente incontro del Centro di Orientamento Pastorale (C.O.P.) a Villa Immacolata di Torreglia (luglio 2019) ha messo a fuoco, con grande forza e determinazione, che coloro che si sono  impegnati in questa forma di attività pastorale devono prendere la cosa molto seriamente. Infatti, è stato sottolineato come i segni dei tempi chiedono, o meglio, esigono quello che il Vaticano II° aveva più volte affermato e che Papa Francesco ribadisce con costanza: una Chiesa missionaria, laici che riscoprono la propria ministerialità in coerenza con il  Battesimo. Occorre, insomma, cambiare dinamiche per recuperare l'essenza di essere popolo di Dio, di essere corresponsabili nell'annuncio del Regno di Dio.

Dice il Presidente del C.O.P., il Vescovo Domenico Sigalini: Lavoriamo per una forma di Chiesa popolare, di parrocchia che si sente trasformata (...) e che sa ridire il Vangelo alle nuove generazioni, sa confrontarsi con le nuove domande, accetta la sfida dell'ateo ribelle e dell'ateo praticante.

E' questa una prospettiva estremamente impegnativa, ma esaltante, che valorizza chi si è messo a disposizione della Comunità come Operatore Pastorale e vuole tenere fede all'impegno che si è assunto.

Concludendo: non dico che tutti, sempre e ad ogni costo, debbano essere presenti e disponibili, perché ci sono anche impegni personali, familiari, di lavoro, ecc. che talvolta impediscono di essere presenti,  ma evitiamo di dover cercare all’ultimo momento uno che proclami la parola di Dio.

A tutti noi, giovani e adulti è affidata la responsabilità per essere una comunità che è viva e sa rinnovarsi.

Armando

 


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