L’omelia di domenica scorsa (26 Luglio) riproposta nella riflessione di un nostro giovanissimo

Vangelo : Matteo 13,44-52

L’omelia di domenica scorsa mi ha portato a paragonare, per certi versi, noi giovani a S. Tommaso: quando egli venne a sapere che Cristo era risorto, si rifiutò di credere alle parole degli altri apostoli, e volle vedere concretamente il fatto, e toccare le ferite di Cristo. Alcuni giovani, allo stesso modo, poiché sono stati abituati fin da piccoli ad avere una risposta a tutto, grazie alla comodità dei dispositivi informatici che permettono di avere qualsiasi cosa a portata di mano, non sono più capaci di accogliere benevolmente i dubbi che il cristianesimo comporta.

Essi avrebbero bisogno di vedere e toccare con mano i fondamenti di questa realtà, a cui spesso si sentono affiancati contro la loro volontà. Invece, non sono disposti a dare via tutto per quel tesoro nel campo che il vangelo raccontava, perchè qui sulla terra la loro esistenza è una certezza, mentre il regno dei cieli è una scommessa, per cui non si sentono disposti di rischiare.

Questo porta molti ragazzi a non affrontare seriamente il loro modo di vivere la fede, perchè la percepiscono come qualcosa che non riguarda la loro diretta esistenza; questo sottovalutare un argomento tanto importante della loro vita come la fede, porta molti giovani ad associarsi a opinioni altrui, che il più delle volte si rivelano essere quelle degli amici, perchè al giorno d’oggi molti preferiscono essere accettati dai loro coetanei, piuttosto che scoprire veramente se stessi.

 


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