Il Natale: festa dell’umanizzazione di Dio

 

Impariamo dal Natale a essere umani

Abbiamo bisogno di mantenere sempre viva la domanda riguardante ciò che significa essere umani, soprattutto in determinanti momenti che sono caratterizzati da importanti cambiamenti che ci riguardano profondamente. Il nostro, come ci ricorda Papa Francesco, è il tempo di un cambiamento epocale che può rappresentare un ulteriore progresso, ma può anche rappresentare il rischio di perdere pezzi di umanità.

Del resto come interpretare il fatto che il nostro pianeta terra, non solo sembra accumulare montagne di rifiuti e continua ad inquinare aria e acqua, ma produce anche scarti umani?

Ci mancava solo la tragedia della pandemia per allungarne la lista, e in questa, si sono aggiunte tutte quelle persone, in particolare anziane, che pur avendo lavorato per una vita intera ora sono diventate, o meglio ritenute, improduttive. In questo contesto che pone serie domande alla coscienza morale, è avvertita, e ne è particolare interprete Papa Francesco, la necessità di condividere un Patto educativo globale.  “Mai come ora, c’è bisogno di unire gli sforzi in un’ampia alleanza educativa per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna”(1).

Lasciandoci guidare dall’evento del Natale del Signore Gesù, del Figlio di Dio, nella nostra umanità, nel suo farsi uno di noi per farci partecipi della sua stessa vita divina, possono trovare nuova luce alcuni inderogabili punti di riferimento per un autentico impegno educativo. Tale impegno riguarda le singole persone, le famiglie e ogni istituzione e realtà sociale, con inevitabili ricadute nella formazione della persona, in particolare dei più giovani ma, non solo, poiché educazione e formazione durano tutta la vita.

Un primo punto di riferimento è l’attenzione alla persona, ad un’educazione che mira a favorire la consapevolezza della propria vita, a essere se stessi, riconoscendovi l’inalienabile bisogno di amare e di essere amati; un’educazione che, senza negare fragilità e debolezze, promuove un’identità robusta, capace di reagire alla frammentarietà valoriale e culturale che caratterizza il nostro tempo e di far uso sapiente delle tecniche informatiche senza diventarne schiavi. Ciò significa imparare a prendersi cura della propria vita che non tollera banalizzazioni e strumentalizzazioni e che è capace di reagire a una cultura che ci riempie di oggetti e che giustifica l’egoismo. 

Non meno importante, e per reagire alla tentazione dell’egocentrismo e dell’individualismo narcisistico che porta perfino a servirsi degli altri, è la formazione rivolta a comprendere sempre più se stessi in relazione con gli altri e a prenderci cura della vita degli altri come ci prendiamo cura della nostra vita. Il bambino Gesù ci avrebbe insegnato, negli anni della sua predicazione: Ama gli altri come te stesso. In estrema sintesi, è l’amore accogliente che ci porta a riconoscerci pienamente nella nostra comune dignità umana. La fede cristiana viene a dare ulteriore motivazione a questa convinzione. Nell’incontro con Cristo siamo chiamati a riconoscerci tutti figli e figlie dello stesso Padre, perciò fratelli e sorelle, al di là di ciò che innegabilmente ci differenzia gli uni dagli altri. L’amore, ancor più alla scuola dell’umanizzarsi di Dio, ci educa e ci forma a diventare un noi (2). 

Questi due riferimenti a se stessi e agli altri non possono non averne un altro: il prendersi cura della terra che abitiamo e della società della quale facciamo parte. E’ un preciso invito a renderci conto che non possiamo non maturare sempre di più una comune e fraterna responsabilità per un’ecologia integrale (3) e per una società davvero fraterna, garante degli stessi valori dell’uguaglianza e della libertà (4), attenta a vigilare che scienza e tecnica rimangono nell’ambito dei mezzi e non dei fini per il bene di tutti e di tutta la persona.  

Il credente che nel Natale celebra il rivelarsi dell’amore di Dio per tutti gli uomini non può non trovare nella fede in Lui ciò che dà piena solidità al nostro impegno formativo ed educativo rivolto alla promozione integrale dell’umano. Anzi, ne rappresenta il riferimento necessario, quasi una sorta di centro unificante degli altri, affinché nell’azione educativa non venga mai a mancare la cura della dimensione spirituale della persona. Guardando a Cristo nel suo Natale tra noi e seguendolo nella sua predicazione, nelle sue opere, fino al dono totale di se stesso, non possiamo non prendere atto che niente è più estraneo alla fede cristiana del non prenderci cura, con amore responsabile, della vita nostra e degli altri, e della terra che abitiamo.

Don Giovanni

 

1 Messaggio di Papa Francesco per il lancio del patto educativo, Vaticano, 12.09.2019

2 Papa Francesco, Fratelli tutti, nn. 17, 35, 78

3 Papa Francesco, Laudato sì, c. VI Educazione e spiritualità ecologica.

4 Papa Francesco, Fratelli tutti, Consegno questa Enciclica sociale come un umile apporto alla riflessione affinché, di fronte a diversi modi attuali di eliminare o ignorare gli altri, siamo in grado di reagire con un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole. Pur avendola scritta a partire dalle mie convinzioni cristiane, che mi animano e mi nutrono, ho cercato di farlo in modo che la riflessione si apra al dialogo con tutte le persone di buona volontà. (n.6)

Papa Francesco, Fratelli tutti, n.103

 


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