Nella seconda domenica di Quaresima, all’ascolto e alla meditazione della comunità cristiana, viene proposto il racconto della trasfigurazione. Gli evangelisti ci narrano la reazione stupita di Pietro e la sua proposta di fare tre capanne con l’intento di rimanere sul monte. E’ bello essere qui! (cf Lc 9,28-36 ), esclama l’apostolo. Non si fermano però sul monte; una volta scesi, Gesù annuncia loro per la seconda volta la sua passione, morte e risurrezione. Ci sembra chiaro che lo stare con Gesù non può prescindere dal seguirlo là dove, innalzato da terra, manifesta pienamente la sua identità di Figlio di Dio e l’autentico volto di Dio, il volto del Padre buono e misericordioso.
Prendo spunto da questo racconto evangelico per mettere a fuoco che la proposta formativa offerta dalla comunità cristiana ha bisogno di saper integrare momenti o aspetti diversi. Di certo, in un tempo iperconnesso, ma povero di relazioni autentiche, che veicola una miriade di informazioni nelle quali però è difficile discernere la notizia vera da quella falsa, che sovrabbonda di parole dette, di slogan, di messaggi, ma nel quale mancano l’ascolto e il dialogo, i momenti comunitari dedicati alla formazione non possono non rappresentare occasioni opportune per ascoltare e raccontarsi gli uni agli altri anche dal punto di vista delle ragioni del nostro credere.